domenica 14 ottobre 2012

Franco Zeffirelli

Fiorentino, classe 1923, Franco Zeffirelli è regista teatrale, cinematogràfico e d'òpera lirica: fra i grandi del secondo Novecento italiano, ancorché contestato per lunghi lustri dalla cultura di sinistra. Oggi il venerando maestro è al centro di lodi ed encomi presso che unànimi. Caràttere spigoloso, occhi azzurri, maniere raffinate, sensibilità romàntica, vulcànica fucina d'intraprendenza, fiumana di polèmiche a tutto campo, bastian contrario d'ogni acquiescenza culturale, deciso conservatore in polìtica e sostenuto da una tetràgona fede cattòlica. Il suo agire talvolta è poco diplomàtico, talaltra addirittura avventato, ma sempre guidato dai lampi dell'intelligenza più vivace. Le crìtiche, anche aspre, gli imprìmono una càrica formidabile: gli smerìgliano il motore dell'intelletto come un supercarburante.

La tua vita artìstica è sempre stata spartita tra il linguaggio delle arti visive e quello dei suoni. Che cosa rappresenta per te la mùsica d'arte?
 "Senza mùsica la mia vita non avrebbe significato ed io non saprei comunicare con i miei sìmili. Noi umani possediamo questo straordinario dono del Creatore: un mezzo impareggiabile per comprèndere e approfondire le cose".

Che cosa ti confida la mùsica?
"Mi parla di una dimensione infinitamente superiore a quella quotidiana e materiale. Mi accompagna in una sorta di astrazione che abbraccia il tutto e lo illùmina di magìa".

Anche tu dunque ritieni come i romàntici tedeschi che quella del suono sia una dimensione previlegiata fra le arti?
 "Come potrebbe non èsserlo? Ci unisce tutti di là dalle fràgili distinzioni e barriere sociali, culturali, econòmiche e polìtiche".

Ma in quale rapporto si pone il suono con la parola? Ha forse il primo la possibilità di spaziare ed immaginare più sottilmente della seconda? Shakespeare vola in cieli più angusti di quelli palestriniani?
"Siamo di fronte a due strumenti diversi. O per meglio dire, la parola poètica è già di per se stessa suono d'arte. Petrarca e Ariosto sono mùsica. Musica i "Canti" leopardiani. La mètrica del resto è un paràmetro affatto musicale. Già i greci impregnàvano di mùsica la tragedia: quasi ad èsser cantata".

Come valuti la cultura musicale in Italia?
 "Una vergogna. Perché mai neppure la scuola ha compreso che questo linguaggio ti porta dappertutto? La lingua inglese la si fa studiare per ragioni commerciali, per comodità mercantile, ed è giusto che sia così. Però non si è capito che mediante l'apprendimento della mùsica il giòvane diviene capace di armonizzarsi con ogni pòpolo. Sarebbe opportuno che i bambini, ancor prima dell'alfabeto, imparassero sui banchi di scuola le note musicali. Sarebbe questo una maniera incantèvole per mostrare loro il linguaggio arcano usato dall'ànima universale. L'innocenza e la verecondia del bambino, al contrario di quanto possa sembrare, sposano d'un sùbito le sfere della spiritualità".

In Italia la polìtica culturale ha da sempre trascurato, se non ignorato tout-court, la funzione pedagògica ed ètica della mùsica d'arte nella formazione del cittadino.
 "Fascismo e comunismo soviètico dàvano maggior rilievo alla mùsica: lo facèvano per fini propagandìstici, è vero, limitando fortemente o negando, in specie l'impero rosso, la libertà dell'artista. Le democrazìe anglosàssoni, per contro, rèputano che lo Stato non abbia l'òbbligo di sostenere la mùsica e i teatri: spetta ciò ai privati, mecenati e sponsor che hanno agio in siffatta maniera d'indirizzare diversamente i contributi fiscali. In un Italia schiacciata per decenni dall'egemonìa della cultura di stampo marxista, i teatri lìrici, fatta eccezione per la Scala di Milano, fatìcano a trovare queste ànime buone...".

Ti piace la mùsica d'arte contemporanea?
 "Porcherìe. Dio ci salvi dagli Stockhausen, Berio, Nono, Boulez, Cage e compagnia bella... La mùsica è finita con Puccini e Alban Berg".
E il pop?
"Spazzatura, foraggio riservato all'ignoranza e sovente alla bestialità che alligna, più o meno latente, in ciascuno di noi. In questa specie di mùsica la ripetitività si trasforma in alienazione, e i ragazzi non se ne avvèdono neppure, poveretti".

Non hai alcuna fiducia nella gioventù?
"E' vìttima di un'omologazione che la distrugge. A mio modesto avviso, i giòvani d'oggi non possèggono tempra né coraggio di soffrire, di cercare la propria strada individuale. Molti, troppi ambìscono ad appecoronarsi: vògliono èssere copie di copie con capelli, occhiali ed ànime identiche. Vi scorgo la reificazione di una generazione òrfana d'orizzonti".

C'è nella mùsica qualche cosa d'enigmàtico che ancora ti sfugge?
 "Ma tutto nella mùsica mi è
"Ancora un po' di pazienza. E' stato detto che nessuno è tanto vecchio da non poter vìvere ancora un anno. Il mio fìsico è ormai simile ad un'automòbile la cui carrozzerìa perde i pezzi sempre più di frequente: oggi un parafango, domani il lunotto; oggi sostituisce questo pezzo, domani quell'altro: diventi una sorta d'accrocco... Ma però lo spìrito mi resta fùlgido, scattoso il cervello, le idee efficienti. Svanita l'energìa eròtica per dispettoso volere di madre natura, mi s'accresce tuttavìa la facoltà mnemònica, mi si sviluppa la saggezza, s'eleva il giudizio morale. Purtroppo molti miei coetanei àlzano le mani ai malanni: io resisto come un leone: leone ferito ma leone".

Ti aiuta a vìvere la fede religiosa che nutri?
"Sicuramente. Dio esiste, e non ce n'è che uno: il Dio del Cristo. La Chiesa ha commesso un errore stòrico imperdonàbile ad allentare l'òpera missionaria nel mondo, così come un tempo fece la cosa più stùpida ad interròmpere le Crociate. O si crede o non si crede. E se si crede non si può che èssere cristiani. La verità, per definizione, è una".

Posso pertanto confidare io, miserando terrestre, nell'immortalità promessa?

 "Imputridirà la tua consunta carne, è ovvio, e del resto se lo mèrita. Ma c'è una parte di te destinata a sopravvìvere in eterno: il mondo dell'amore che ci muove".

E la tua vita sentimentale è stata, diciamo così, soddisfacente?

 "Assai. E mi vanto di non aver mai sparso dolori, convinto che una persona che ti ama mèrita il tuo sommo rispetto".

Non rimpiangi mai di non aver avuto figli? 

"Sono padre di tutto ciò che ho fatto e creato, e ho sempre diviso con gli altri il mio bene".

Sei comunque abituato all'esercizio della rinuncia? 

"A volte si è obbligati. Altre, è un atto voluto. Come quando mi offrìrono di girare "Titanic" ed io mi rifiutai perché non gradivo i protagonisti DiCaprio e Kate Winslet, né intendevo legarmi a quella produzione per troppi mesi, né interessarmi al reperimento dei finanziamenti e, sovrattutto, a maneggiarli. Preferisco gli impegni di breve durata e i contratti succinti. Caro mio, che vuoi farci? Sono fatto così".

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