lunedì 22 ottobre 2012

IV) Alda Merini

Milano dicembre 2005

Alda Merini sta all'umanità come un vulcano in eruzione su un'ìsola di folli. Dolce come il burro, inattesa come la calura in febbraio ed il gelo nel colmo agosto, spigolosa e vellutata, lei è una poetessa shocking: la sua poesìa ha parvenze ed allure di quotidiana naturalezza, ma però sostanza di un'arcana ànima gelosa, forse intesa all'assoluto.

Siamo a Natale. Protetta da una foschìa boreale, se ne sta rincantucciata in casa sua - tana dal còsmico disòrdine - sulla proda dell'immoto Naviglio. Milano e lei s'àmano e si sospèttano ab origine. E' un legame passionato, per lo più tàcito, come quando ci si riposa dopo tratti di baci, graffi e rabbuffi.

Montaigne scriveva nei "Saggi" che nulla è così fermamente creduto come ciò che meno si sa. Cara Alda, tu credi in quell'omino bianco e rosso che si fa chiamare Babbo Natale?
  "Visto che ti garba citare, ti risponderò con un altra citazione, d'un altro francese di gran conto: Diderot. Si corre lo stesso rischio a credere poco che a credere meno. Sì, credo in Babbo Natale, nei babbi e nei babbuini. Nel primo perché è un giocherello, un nonno bonario che premia e, al caso, sa castigare i fidenti bambini. Nei secondi perché i bambini ci scòrgono Dio, di cui hanno bisogno e desiderio, quand'anche inespresso. Nei terzi, infine, perché sono migliori dei secondi sotto ogni profilo, escluso quello estètico: ma anche qui, volendo, si potrebbe ragionare sopra".

Ma sai dirmi chi sìano i bambini? creature reali? enfants terribles? fantàsime del nostro bisogno d'innocenza?
 "Non prènderla per retorica, i bambini sono la cosa viva più bella del mondo. Io ne ho partoriti quattro, e trìbolo più lancinante non poteva dàrmelo l'assistente sociale che me li sottrasse per spedirmi in manicomio. Fùlgido esempio dell'agire tìpico dei sedicenti sani di mente".

In sèguito l'hai recuperato il rapporto con i figli?
  "L'ho recuperato a poco a poco. L'ùltima figlia, in affido ad una facoltosa famiglia romana, avendo saputo che anche lei aveva una mamma, se n'è venuta a piedi dalla Capitale a cercarmi. I bambini non cèrcano una stanza piena di balocchi: cèrcano  il cuore della mamma, anche se ferito, rinsecchito, fàttosi inospitale per taluno accidente. Il corpo dei genitori, ch'è il loro proprio, guai a chi glielo tocca, o ruba. Perciò sono di sòlito così furiosamente ostili ad ogni donna che s'inserisca nell'àmbito del padre, ad ogni uomo che lambisca quello della madre, che loro non cèssano di ritenere affatto vergine. Oggi io ho settantacinque anni; i figli miei vanno dai trentasei ai cinquanta: mio grato, immeritato sotegno".

Sotto Natale la tua poesìa è incline a modulare un verso ai bambini?
 "La tua richiesta alquanto indelicata mi coglie di sorpresa. Non un sonetto. Facciamo magari una barzellettina, va bene?... Papa Giovanni Paolo II invita Babbo Natale nella stanze del Vaticano. "Per piacere, mio buon Babbo, ùsami l'amabilità di regalare tonnellate e tonnellate di giocàttoli ai bambini pòveri dell'Africa nera". "Ma Santo Padre - obietta colui - i bambini vorrèbbero giocare, ma sono mesi, anni che non mangiano quanto sarebbe loro necessario". E il Pontefice: "No mangiare, no giocare".

Che cosa invece vorresti chièdere per te a Babbo Natale?
"Che più ancora? Senza tema d'esagerare, dal mondo ho avuto in dono tutto: figliuoli, manicomi, elettroshòck, brutali isolamenti,  amanti d'ogni risma, amori imparadisati e amorazzi menadìstici, còiti gaudiosamente condotti in porto e còiti provvidenzialmente interrupti in sul più bello, cavalcate furibonde e trotti barzotti, èstasi e dannazioni, amici squisiti come te e nemici dal cervello disabitato... Hoc era in votis".

E come trascorrerai la giornata del 25 dicembre?
 "Uggiosamente con la figliolanza e la nipotanza...".
 E invece a quale desiderio mirerebbe il tuo cuore rampante?
 "Ad un uomo giovane, da amare, tutto per me. Avvolto ancora nel cellophane, tanto fosse inviolato".
Madame, lo scarto delle vostre età - la di lui e la tua - non ti turberebbe? "Ma che dici mai? Manco un po'. Se dopo averlo onninamente scartato e ignudato, io sgamando che il baldissimo arriccia il naso a mo' di dubbianza, lo rassicurerei pur peccando d'immodestia nel proferire la seguente verità: "O bel giòvine! non ti scandalizzar e ardisci senza tema. Ve' che madonna, che a fronte ti sta divota, fà all'amore come la poetessa medèsima sa far di sonetto".

... E dopo tale Natale erotico-gaudente l'ultima notte dell'anno occidente? "Sazia e ormai infragilita, dormirò il sonno dell'ingiusta non appena udrò il tocco: ricca a sorrisi, carezze e baciozzi dei nipotini".


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